Schillaci, un bomber messo in panchina dalla vita

GLI ESORDI

Antonio Maurizio Schillaci, classe’62, esordisce a soli 17 anni con la maglia del Palermo, la sua città di origine, fino ad approdare nella Lazio degli anni ’80, divenendo il “pupillo” di Zdenek Zeman e facendosi conoscere nei migliori stadi nazionali del panorama calcistico. In quegli anni è un talento incredibile, addirittura più forte di suo cugino Totò Schillaci.
Tutto sembra scorrere nel verso giusto, conduce una vita nel lusso, tra auto eleganti, feste e hotel sfarzosi, eppure tutto sta per cambiare. I riflettori ben presto si spegneranno su di lui.

L’INFORTUNIO

La causa sarà un grave infortunio, una lesione ad un legamento che non gli consentirà di essere il campione di sempre. Il contratto non verrà rinnovato ed il bomber finirà per farsi un autogol nella vita e perderà tutto.

LE DIPENDENZE

Inizierà la dipendenza dalla droga, poi il divorzio, la galera, fino a giungere all’eroina. Tutto il denaro guadagnato nei suoi anni di gloria verrà sperperato tra alcol e cattive amicizie e ormai sarà quasi impossibile risalire.
Oggi Maurizio è uscito dal tunnel della droga ma vive come un clochard tra i vicoli della sua amata città, Palermo. Dorme in una vettura abbandonata, dietro il famoso teatro “Massimo” e proprio come un attore indossa i panni di un uomo costretto ad una vita di miseria, lontano dall’immagine del calciatore di serie A, immerso tra rimpianti e fallimenti. In quelle strade chiede elemosina, non ha più un soldo, non ha più un lavoro e neppure conforto dalla sua famiglia, che da molti anni gli ha chiuso la porta di casa. L’unico “affetto stabile” che gli resta è Jhonny, un trovatello che passa le giornate con lui, da ben oltre sei anni.
Per le vie incontra molti bambini che spesso passano il loro tempo libero tirando calci ad un pallone e lui ogni tanto si diverte a giocare con loro, inconsapevoli di trovarsi faccia a faccia con un ex campione.
Passeggiando per Palermo, per caso ho visto Maurizio, è stato molto difficile riconoscerlo, ha il viso segnato dagli eccessi condotti nella sua vita e scarnito dalla droga.
Avrei desiderato rivolgergli qualche domanda ma ho lasciato che si godesse qualche attimo di spensieratezza mentre era intento a fare qualche palleggio con dei ragazzini.
Osservandolo ho avuto ugualmente le risposte che tanto cercavo. Ho accennato un sorriso e lui con umiltà e dolcezza, ha fatto lo stesso. Attraverso i suoi occhi, ho visto proiettarsi come un film le immagini dei suoi successi, lo stadio Olimpico, la folla che esultava e lui protagonista di quel campo, che segnava quel goal, magari proprio quello tanto atteso del 90esimo minuto. E poi ho capito…nel suo sguardo nonostante tutto c’è la speranza, e c’è soprattutto tanto amore, quell’amore smisurato nei confronti del calcio, la sua unica ragione di vita. Mi auguro che “l’altro Schillaci” (nella foto in basso), possa tornare a fare goal nella porta più importante, quella della vita, perché dopotutto non è mai troppo tardi per ricominciare, non è mai troppo tardi per continuare a sognare…

LA CURIOSITA’

L’1 dicembre del 2014 è uscito il film ‘Fuorigioco’, scritto e diretto da Davide Vigore e Domenico Rizzo. Il film – che racconta la vita di Schillaci, dal successo calcistico, alla completa solitudine – è stato prodotto dal Centro sperimentale di cinematografia.

Letizia Fiorentini

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