Quel gesto che commosse un intero stadio

Non è così importante ripercorrere le statistiche e i titoli vinti da un calciatore.

Se anche De Gregori cantava “non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”, riferendosi ad un calcio di rigore, chi siamo noi per contraddirlo?

Non serve ricordare i gol fatti, o la classe, l’innato talento, per parlare del protagonista di questo articolo: Ciccio Foggia.

Vogliamo parlarne per un ricordo indelebile, che dopo circa 30 anni ancora fa capolino nelle discussioni sullo sport, almeno in Campania, come uno dei momenti più belli vissuti allo stadio, uno di quelli da raccontare.

La Battipagliese, squadra con un glorioso trascorso in C-1, e attualmente sparita per innumerevoli problemi societari, era impegnata in un match casalingo con la Bovalinese, ultima a 0 punti, surclassata ogni domenica da valanghe di reti.

In campo per quella squadra andava la Berretti, era dunque una sfida improba per quei ragazzi, giocare con squadra che puntavano al salto di categoria. Parliamo della serie D di inizio anni ’90, quando il livello era almeno pari, in alcuni gironi, alla serie C-1 di oggi.

Sul 3-0, dunque a risultato ormai acquisito, il numero 10 bianconero, dopo l’ennesimo dribbling, figlio del suo baricentro basso e della colla che doveva avere sulle scarpe, visto che il pallone non lo perdeva mai, si fermò e calcio la palla fuori. Facendo capire, da vero capitano, che a risultato ormai cristallizzato, non bisognava più infierire.

Oggi sento spesso parlare di rispetto degli avversari, di dover continuare a segnare comunque, di non trattare in maniera diversa un avversario anche sotto di 6 o 7 reti.

Eppure nel pugilato, esiste la vittoria per manifesta superiorità.

E allora lasciatemi dire che quel giorno, quel piccolo folletto idolo di noi tifosi della Battipagliese, e più avanti di altri team campani, mi fece innamorare di quello sport, mi regalò un’emozione intensa, e anche se in quel momento mi arrabbiai, e speravo invece di vedere una goleada, col tempo ho capito, imparando su un campo di calcio il rispetto per gli altri, e l’amore per i veri valori dello sport, che non contemplano minimamente la vittoria ad ogni costo, le sceneggiate, le simulazioni, le plusuvalenze gonfiate e le vittorie a tavolino.

Il calcio di una volta, quello vero, quello romantico, merita di essere raccontato, perché un’emozione resta per sempre.

Grazie, Ciccio!